Sono nato quasi allo scoccare della mezzanotte della millenovecentoventesima pasqua cattolica dell’era cristiana. Precocemente dimostrai le mie inclinazioni disegnando a sei anni un cubo alla lavagna al posto della maestra incapace a farlo. I miei giochi: piombo fuso e ferro battuto, le forbici, l’intaglio, l’odore del legno e quello della colla di farina. A 16 anni ho conosciuto l’arte, il mercato dell’arte, giovanissimo andando per gallerie, poi le prime segnalazioni, i primi premi per i miei lavori. Mi iscrivo dopo la maturità scientifica a belle arti, a Bari, pittura. La morte dell’arte. Ma si può stare a disegnare per un anno intero un manichino in legno a grandezza naturale, ogni mattina in una posizione diversa? Per fortuna fui ammesso in un’altra accademia che mi portava a Roma.